Il settore dell’acqua continua ad essere di grande interesse industriale e soprattutto di grande importanza ambientale. Il settore industriale consuma oltre 7 miliardi di mc, 18 miliardi sono prelevati nel settore agricoltura (il 50%), mentre 5 miliardi di mc erogati nelle reti civile, ma 9 miliardi di mc prelevati, evidenziando una grave criticità nelle perdite di rete, dunque richiamo istituzionale e dell’opinione pubblica sull’emergenza idrica; è necessario avviare iniziative per ridurre i prelievi di acqua e incentivarne il riutilizzo. La situazione delle infrastrutture idriche e della gestione dell’acqua in particolare è fortemente critica; per tentare un superamento della cronica debolezza strutturale sono dunque necessari ingenti investimenti; il problema principale non è valutare dove e come reperire queste risorse, ma individuarne le priorità. Il deficit impiantisco è così caratterizzato: il 4% della popolazione è ancora priva di adeguati impianti acquedottistici ed il 7% di un collegamento alla rete fognaria. Sul versante della depurazione della acque emerge poi un ritardo drammatico con il 15% della popolazione sprovvista di impianti di trattamento (il 21% del carico inquinante): in grave ritardo il Mezzogiorno. In Italia il 24% delle condotte di acquedotto ha un'età superiore ai 50 anni, così come il 27% delle reti fognarie, a fronte di vite utili regolatorie di 40 anni; il 92% degli interventi sulle reti idriche non è programmato, avviene cioè per riparare guasti alle condotte. Investimenti, dopo scenario decennale inerziale (30 euro/abitante/anno) qualche miglioramento con segnale di ripresa (45 euro/abitante), e previsioni in crescita (in media oltre 50 euro/abitante/anno): qualcosa si muove ma molto lontani dal fabbisogno di 80 euro/abitante/anno Serve un scenario ripresa investimenti: da 3,2 Mld€/anno (oltre 50 €/ab/anno) a 4,8 Mld€/anno (circa 80 €/ab/anno) Sulla depurazione in particolare sono molte le criticità sulla carenza degli impianti, ma anche quelli che ci sono hanno elevati costi di gestione (soprattutto per lo smaltimento dei fanghi che sono poco disidratati e stabilizzati), per gli elevati costi energetici e per l’elevato impatto ambientale (con limitato recupero di elementi nutrienti). L’attuale manutenzione pare non incidere sugli interventi strutturali e dunque serve un approccio moderno e sostenibile al problema della qualità verso una sostenibilità economica circolare che deve fare riferimento alla qualità dei corpi recettori, sia in senso generale, sia in funzione della specificità degli usi; bisogna incentivare la riduzione degli sprechi, migliorare la manutenzione delle reti di adduzione e di distribuzione, ridurre le perdite, favorire il riciclo dell’acqua ed il riutilizzo delle acque reflue depurate. Sul tema della innovazione e sulla ricerca tecnologica duqnue si gioca un ruolo importante che in H2O si vuole valorizzare. In pura sintesi si sottolineano alcuni punti: Smart Land, IOT internet delle cose, tecnologie trasmissive, system integrator, verificabilità della trasmissione idrica, smart grid & metering, monitoraggio, misuratori di consumi, sensoristica di campo, nuovi contatori (di cui scontiamo ancora una carenza normativa) e riciclo dei vecchi (ottone, vetro, plastica), il monitoraggio del microbiologico, utilizzo di plastiche riciclate, riduzione dei consumi energetici e la risoluzione del problema fanghi (poche alternative all’incenerimento). Se avrete tempo di vedere gli stand troverete che cresce l’attenzione su molti settori e dunque tecnologie, innovazione, investimenti, sistemi di gestione e buone pratiche sono tematiche che vanno affrontate in modo integrato. Una occasione di dialogo e di confronto su temi trasversali e specifici quali i settori industriali, agricoli, chimici, insieme al ciclo idrico integrato del settore civile. E’ importante che i cittadini partecipino ad H2O I cittadini sono più sensibili e attenti ai loro bisogni; questo è un dato di fatto. Le aziende principali sanno che bisogna sensibilizzare gli utenti al risparmio nell'utilizzo dell'acqua per uso domestico, ma anche contenere e ridurre lo spreco di acqua - anche potabile - negli usi produttivi e irriguo, in particolare incoraggiare e sostenere "anche con incentivi economici" specifiche ricerche e studi per migliorare l'utilizzo dell'acqua nei processi produttivi. Lo sviluppo di una cultura economica dei servizi pubblici ambientali diventa dunque un elemento fondamentale. Maggiore attenzione sia a livello di costi che soprattutto di prezzi e dunque di tariffe; è quindi un percorso di civiltà, ma anche necessario sviluppo di una cultura economica dei servizi pubblici locali. Un tema importante diventa dunque dare informazioni. L’importanza della qualità e del costo del servizio idrico nella percezione dei consumatori (vedi REF laboratorio n.116 marzo 2019) è un punto importante di analisi. La percezione è data sulla regolarità della fornitura, forse sulle perdite di rete (come qualità tecnica) e talvolta sulla qualità commerciale (in caso di contatti). Serve una maggiore “Sunshine regulation” (rendere pubblici gli indicatori di qualità). Il sistema tariffario diventa dunque uno degli aspetti fondamentali e forse più critici nel sistema di gestione dei servizi ambientali; il valore, il costo ed il prezzo del servizio devono essere tra loro collegati e interdipendenti; in questi anni fatti grandi passi avanti pero acqua si paga meno della metà rispetto a Europa. La riforma della tariffa idrica (cito da uno studio REF) ha avuto una lunga gestazione e una travagliata attuazione. L’obiettivo di razionalizzazione è certamente raggiunto. Ad oggi, tuttavia, il 40% dei territori non ha recepito gli indirizzi della regolazione nazionale. I restanti hanno in prevalenza optato per una transizione graduale. Il concetto di tariffa puntuale, introdotto in Italia già nel 1997 dall’art. 49 del cd.“Decreto Ronchi” (che prevedeva il passaggio da tassa a tariffa a partire dal 1° gennaio 2000), è stato più volte indicato come un modello tariffario in grado di sostanziare il principio europeo "chi inquina paga" (polluter pay principle) e di stimolare comportamenti in linea con obiettivi di prevenzione, riduzione della frazione residua ed incremento della raccolta differenziata. La tariffa pro capite è realtà per 1 italiano su 4. Però alta la morosità, dice REF. La mappa dei ritardi di pagamento disegna un’Italia divisa in tre: un’area meridionale, incluse le isole, in cui si raggiunge il 14% del fatturato, con punte del 27%; regioni del Centro, ove il valore medio di mancato incasso scende al 6%, ma ancora con punte del 19%, e regioni del Nord ove il livello massimo di criticità non supera il 6% del fatturto, mentre il dato medio si attesta al 2,4%. Il “giusto prezzo”, dell’acqua è un importante incentivo per incoraggiare un utilizzo sostenibile dell’acqua stessa (una accurata politica tariffaria regola infatti i consumi e soprattutto da il giusto valore al bene); nello stesso tempo bisogna trovare forme di incentivazione anche per il gestore che favorisce la riduzione dei consumi Bisogna incentivare e remunerare la qualità esplicita ed implicita – con idonei strumenti tariffari - e nel contempo penalizzare ritardi e disservizi ( le carte dei servizi devono diventare uno strumento contrattuale di regolazione e non servire come documento d’immagine). Gli incrementi tariffari non devono essere solo collegati alla copertura dei costi del servizio ma anche a parametri di qualità: in tal senso vanno i provvedimenti ARERA su qualità contrattuale (Del. 655/15) e qualità tecnica (Del. 917/17). http://www.accadueo.com/media/news/news-h2o/alcune-questioni-importanti/11115.html