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La normativa è anche una risposta efficace ai cambiamenti climatici: migliore monitoraggio di inquinanti chimici, inclusi i PFAS, agenti patogeni e resistenza antimicrobica. I produttori di farmaci e cosmetici e gli Stati membri dovranno finanziare i costi dei trattamenti aggiuntivi per i micro-inquinanti (chi inquina, paga). Riutilizzo più ampio delle acque «bianche» reflue urbane trattate per prevenire la scarsità idrica
 
Migliorare la gestione delle acque reflue urbane, ossia le acque nere e quelle meteoriche che possono finire nelle reti fognarie e negli scarichi a suolo, per una maggior tutela della salute pubblica e dell’ambiente così da allinearsi agli obiettivi politici dell’UE in materia di azione per il clima, economia circolare e riduzione dell’inquinamento. 
Il nuovo provvedimento è stato al centro di un convegno e di una tavola rotonda (Verona, 30.10.2024) organizzati dall’Ordine degli Ingegneri di Verona e Provincia in collaborazione con l’Ordine degli Architetti Pianificatori Paesaggisti e Conservatori della provincia di Verona, Consiglio di Bacino dell’ATO VeroneseAcque Veronesi e Ags – Azienda Gardesana Servizi. 
 
A trent’anni dalla legge di riorganizzazione della gestione dei servizi pubblici del Servizio Idrico Integrato (Legge Galli), ci si interroga su quanto è stato realizzato e cosa ancora c’è da fare sulle nuove direttive comunitarie, con focus sulle reti fognarie. 
 
L’Italia dovrà mettere in atto un vero e proprio piano di adeguamento degli impianti di trattamento delle acque reflue entro il 2035 ed entro il 2045. Per ottenere questo, il nostro Paese dovrà fare investimenti per aggiornare e migliorare gli impianti esistenti, in particolare quelli situati in grandi agglomerati urbani e industriali.
 
Gli Stati membri, infatti, dovranno assicurare che, nella redazione dei Piani Integrati, le autorità competenti prevedano interventi per evitare che le acque non inquinate delle precipitazioni entrino nel sistema di collettamento e interventi per ottimizzare l’uso delle infrastrutture già esistenti, inclusi i sistemi di collettamento, la capacità di stoccaggio. Dovranno essere altresì garantiti impianti di trattamento già esistenti con l’obiettivo di assicurare che le acque da precipitazioni inquinate siano raccolte e opportunamente trattate.
 
Dopo i saluti istituzionali tra cui il presidente della Provincia di Verona Flavio Pasini, del presidente dell’Ato Veronese Bruno Fanton, del presidente dell’Ordine degli Architetti di Verona Matteo Faustini e dell’assessore all’ambiente del Comune di Verona Tommasi Ferrari, introdotti da Roberto Penazzi coordinatore della Commissione ambiente dell’Ordine degli Ingegneri, Valeria Lettera, avvocato dello Studio Lettera di Roma ha illustrato il quadro normativo vigente e le novità in arrivo con la nuova direttiva comunitaria. A seguire, il direttore dell’Ato Veronese Luciano Franchini, nel suo intervento ha descritto la situazione attuale in Italia, e più specificatamente a Verona, le modalità di gestione delle reti fognarie, la cui responsabilità, al momento, è ancora suddivisa tra il Comune competente per territorio e la società di gestione a regime.
Franchini, oltre a fotografare la situazione, ha fornito anche alcune soluzioni, al fine di garantire la corretta gestione del servizio fognatura e auspicando, in conclusione, che la responsabilità della gestione delle reti fognarie miste e per acque meteoriche - che al momento è suddivisa - sia integrata sotto un unico centro di responsabilità, a tutela dell’interesse del cittadino e della popolazione. L’obiettivo è avere un servizio all’altezza dei tempi, influenzati non poco dai cambiamenti climatici. «Sono felice che l’Unione Europea dia nuove direttive – commenta Franchini -. L’indicazione è quella di una soluzione che risiede nell’integrazione della pianificazione di tutte le attività che sono necessarie per garantire la corretta gestione dei deflussi urbani”. 
 
Cosa prevede la direttiva europea
Secondo la nuova direttiva, entro il 2035, tutte le acque reflue urbane dovranno subire un trattamento secondario, che consiste nella rimozione della materia organica biodegradabile, prima di essere rilasciate nell’ambiente. Questa disposizione sarà resa obbligatoria per tutti gli agglomerati con una popolazione equivalente di mille abitanti o più.  Entro il 2039, sarà necessario applicare un trattamento terziario, che prevede l’eliminazione dell’azoto e del fosforo a tutti gli impianti di trattamento delle acque reflue che servono comunità di 150.000 abitanti equivalenti o più ed entro il 2039 e il 2045 per quelli che trattano oltre 10 000 abitanti equivalenti. Il termine “abitante equivalente” rappresenta un’unità standard che misura l’inquinamento medio prodotto da una persona ogni giorno.
 
Saranno rigorosamente monitorati vari parametri relativi alla salute pubblica, come la presenza di virus noti e agenti patogeni emergenti, oltre a inquinanti chimici (inclusi i cosiddetti PFAS, sostanze chimiche difficili da eliminare), microplastiche e la resistenza antimicrobica. 
 
Chi inquina, paga: la normativa introduce anche la responsabilità estesa del produttore per i medicinali ad uso umano e i prodotti cosmetici, richiedendo ai produttori di coprire i costi del trattamento quaternario necessario per rimuovere i microinquinanti dalle acque reflue urbane Almeno l’80% dei costi dovrà essere coperto dai produttori, con il resto integrato da finanziamenti nazionali. 
 
Il presidente di Acque Veronesi e Sogesid (Gestore del servizio idrico integrato) Ing. Roberto Mantovanelli, spiega: «La nuova direttiva sulle acqua reflue in fase di approvazione ha l'obiettivo di migliorare la qualità e la salute delle acque superficiali e delle acque sotterranee e questo va ad imporre una serie di nuovi vincoli, di nuovi obblighi ai gestori idrici relativamente alla fase di depurazione. Oltre alla novità “Chi inquina, paga”, c'è anche la tematica energetica per cui servirà l'indipendenza energetica sostanzialmente degli impianti di depurazione a livello nazionale o l'acquisto di energia verde, per cui cambierà il rapporto tra gestori idrici e mondo dell'energia. Inoltre, con l'attenzione sulla gestione dei patogeni diventa ancora più evidente il ruolo fondamentale dei gestori idrici in tematica di salute pubblica».
 
Gli Stati membri dell’UE saranno inoltre incoraggiati a promuovere il riutilizzo delle acque reflue trattate, provenienti da tutti gli impianti di trattamento, soprattutto nelle aree soggette a stress idrico. 
 
A introdurre la tavola rotonda “L’opinione degli stakeholders”, l’On. Gabriella Zanferrari, che ha collaborato alla legge Galli, sottolinea l’importanza di: «Aprire un dibattito sulle acque meteoriche all'interno del servizio idrico integrato o della difesa del suolo o degli usi plurimi in tutte le vicende che riguardano la gestione dell'acqua, sia per la tutela dell'acqua, sia per tutelarci dall'acqua». Sono intervenuti:
Dott.ssa Elena Gallo – ViceDirettore Ambiente di ARERA (Regolatore Nazionale).
Dott. Leonardo Raito – Presidente ANEA (Regolatore Locale).
Ing. Roberto Mantovanelli – Presidente Acque Veronesi e Sogesid (Gestore del servizio idrico integrato).
Dott. Marco Arcieri – Presidente ICID, International Commission Irrigation & Drainage (Sistema dei drenaggi).
Prof. Rosario Mazzola – Presidente Fondazione Utilitatis, Università degli Studi di Palermo (Sistema universitario).
Ing. Diego De Caprio – Direttore Servizio idrico integrato e Tutela delle Acque, Regione del Veneto.
Avv. Francesco Lettera – Già Avvocato dello Stato (Giurista).

Video del convegno:
https://www.youtube.com/live/W7RLStibVV8?si=egUfRALjODa35om4